Si, lo possiamo dire, soprattutto questa volta. Il vero “vincitore” di questa elezione del successore di Benedetto XVI è proprio lui, lo Spirito Santo.
Ben pochi, compreso chi scrive, alla vigilia di questo conclave pensavano che un signore nato nel 1936, proveniente dalla lontana (ma cattolica) Argentina, e per di più appartenente alla Compagnia del Gesù, potesse salire al Soglio di Pietro.
Contro di lui, infatti, giocavano l’età, il fattore che è stato alla base della rinuncia di Benedetto XVI, e l’appartenenza ai gesuiti, ordine che nella Chiesa non è ben visto da tutti. E sono tanti, tra l’altro, gli appartenenti alla compagnia fondata da Ignazio di Loyola a pensare che un loro confratello non dovrebbe divenire il successore di Pietro.
Bergoglio avrebbe dovuto, o forse meglio, potuto diventare Papa in occasione dello scorso conclave. Un lungo testa a testa tra Ratzinger ed il cardinale argentino, sul quale convergevano i voti di coloro che mal digerivano un tedesco, per di più curiale, alla guida della Chiesa di Roma. A Bergoglio va, soprattutto, il merito di avere sbloccato l’impasse che si era creata, consentendo ai cardinali di dare alla Chiesa un nuovo pontefice in breve tempo. Fu proprio lui, infatti, nel corso di un pranzo che di certo non si sarà dimenticato a chiedere ai propri “colleghi” porporati di votare per colui che sarebbe diventato nel giro di poche ore Benedetto XVI. Troppo eccessivo il peso dei due miliardi di cattolici sparsi nel mondo, tanti dei quali proprio in quel Sudamerica dal quale proviene.
Chissà quante volte, in questi quasi otto anni di pontificato, il cardinale argentino avrà pensato a quei giorni del 2005, durante i quali il suo nome venne pronunciato più volte, a voce alta, nella Cappella Sistina. Si, proprio davanti a quel giudizio universale di Michelangelo davanti al quale ciò che è avvenuto nei giorni precedenti, gli accordi, le cordate sembrano svanire di colpo. E sono gli stessi cardinali ad ammetterlo.
I favoriti
Di certo, infatti, Bergoglio non era propriamente tra i favoriti alla vigilia. Gli occhi di tutto il mondo erano puntati sul cardinale italiano Angelo Scola, sul quale, molto presumibilmente, molti porporati hanno puntato in occasione delle prime votazioni. Ma anche il canadese Ouellet, l’americano Dolan e, soprattutto, il brasiliano Odilo Pedro Scherer, anche lui proveniente da quel continente, il Sud America, dove il cattolicesimo è in grande crescita.
Niente di tutto ciò. Lo Spirito Santo, ancora una volta, ha colto tutti di sorpresa. E ha optato per un gesuita noto per la sua timidezza e la sua riservatezza, alla quale unisce, però, un grande carisma ed una grande capacità di azione.
Qui San Pietro
E’ bastato vederlo in volto. E’ bastato sentirlo parlare non appena si è affacciato al balcone in Piazza San Pietro. Se nel conclave del 2005 forse qualche sospetto che potesse essere lui il prescelto poteva averlo, questa volta no, non se lo aspettava proprio. E neanche i fedeli riuniti in Piazza San Pietro se lo aspettavano. No, il discorso non se lo era preparato. Non ha detto nulla di particolare, ma solo parole che provenivano dal profondo del cuore. Un pensiero, sincero e profondo, per il suo predecessore, l’uomo che ha “sfidato”, se di sfida si può parlare, nel conclave del 2005, ma soprattutto la richiesta ai fedeli di pregare tanto per lui. Il desiderio, per domani, di chiudersi in preghiera chiedendo l’intercessione della Madonna.
Le voci dentro la Chiesa
Al sentire il suo nome, i fedeli sono rimasti in silenzio. Molti di loro, forse, non lo conoscono. Ma sarà per loro una bella sorpresa. Si staranno chiedendo, in particolare, se sia l’uomo giusto al posto giusto, se sia lui la persona più adatta per guidare una Chiesa in balia degli scandali. “Quattro anni di Bergoglio basterebbero per cambiare le cose”, è questa la voce che da tempo circola in Vaticano. E’ solo il pensiero di alcuni cardinali, che in passato si sono sfogati dinanzi a tutto quello che è successo. Ma è anche un pensiero che è stato fatto proprio da più di 77 cardinali, ovvero il numero di porporati necessario per eleggere il successore di Benedetto XVI.
Il ritratto di Fisichella
La Chiesa che Benedetto XVI ha lasciato è una Chiesa che ha bisogno di un pastore e, al contempo, di un amministratore. Mons. Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per l’Evangelizzazione, ha parlato di un “Papa che sia, nello stesso momento, un pastore e un manager”. E il cardinale Bergoglio, anzi Papa Francesco I, lo è.
La biografia
Dal 1998 è arcivescovo della diocesi di Buenos Aires, una delle più grandi ed importanti nel Sud America e dal 2005 al 2011 è stato il presidente della Conferenza Episcopale Argentina (l’equivalente del cardinale Bagnasco per intenderci). A questa esperienza di “amministrazione”, Bergoglio associa, da sempre, una forte tensione verso l’evangelizzazione.
Le parole del recente passato
E’ nella sua diocesi, come scrive il vaticanista Andrea Tornielli de La Stampa, “che la Chiesa va nelle strade, nelle piazze, nelle stazioni per evangelizzare ed amministrare i sacramenti”. Leggere oggi alcune sue dichiarazioni del passato fa capire meglio la scelta dei porporati: “Tutta l’attività ordinaria della Chiesa si è impostata in vista della missione. Questo implica una tensione molto forte tra centro e periferia, tra la parrocchia e il quartiere. Si deve uscire da se stessi, andare verso la periferia” ha detto tempo fa Bergoglio. “Si deve evitare la malattia spirituale della Chiesa autoreferenziale: quando lo diventa, la Chiesa si ammala. E tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima”. Ma al di là di queste parole, è il nome stesso a chiarire tutto, a spiegare quale sarà l’agenda del suo pontificato. Bergoglio ha scelto di chiamarsi non “Ignazio”, come il fondatore dell’ordine al quale appartiene, scelta che sarebbe stata legittima, ma “Francesco”, come San Francesco, il Santo dei poveri. “Padre Bergoglio servirà nella Chiesa non in autorità ma nello spirito di servizio” ha spiegato padre Lombardi, gesuita e direttore della Sala Stampa della Santa Sede.
Il giudizio
Non si sa quanti tra i cardinali rinchiusi in conclave abbiano letto queste parole. Ma non importa. La Chiesa oggi ha bisogno di un Papa così. Ha bisogno di una persona, di un uomo, che metta l’evangelizzazione al centro della sua missione, senza dimenticare, però, che la Chiesa va anche “amministrata”. Chi meglio può farlo di un Papa che proviene dal Sud America? Chi meglio può farlo, quindi, l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio? Anzi, chi meglio può farlo di Papa Francesco I? Si, anche questa volta ha “vinto” lo Spirito Santo.